Scoppia la grana dei debiti della Comunità montana del Trasimeno: parla l'ex consigliere Francesco Baiocchi

16.03.2023 16:07 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Scoppia la grana dei debiti della Comunità montana del Trasimeno: parla l'ex consigliere Francesco Baiocchi

In merito alla situazione debitoria dell’ormai ex Comunità Montana del Trasimeno interviene Francesco Baiocchi ex Consigliere di minoranza della CM del Trasimeno fino al 2009. "A scanso di equivoci, premetto - afferma Baiocchi - che rispetto ad alcune vicende che oggi vengono alla luce ho manifestato nel Consiglio della Comunità Montana del Trasimeno la mia netta contrarietà ma è stato come andare a sbattere contro un muro: le mie affermazioni, i miei richiami all’inopportunità di alcune scelte sono state solo parole al vento. Tornado ad oggi, ecco il fattaccio: la Cassa Depositi e Prestiti avrebbe intimato a mezzo diffida, indirizzata alla Regione Umbria e a tutti i Comuni che hanno fatto parte dell’ex CM del Trasimeno, di corrispondere nel giro di trenta giorni la non modica cifra di 12 milioni (a detta già ragguardevole somma andrebbero poi sommati, altri debiti verso fornitori e banche private tali da far lievitare la cifra ben oltre 20 milioni di Euro). Per completare il quadro entro il quale si sviluppa la vicenda -prosegue l’ex consigliere Baiocchi- significo che la Cassa Depositi e Prestiti è detenuta all’83% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, mentre la restante quota è di pertinenza di primarie banche italiane nonché il non trascurabile fatto che al Bilancio dello Stato italiano concorrono a pieno titolo debiti e crediti della stessa CDP (quindi anche il credito che afferma vantare verso l’ex C.M. del Trasimeno). Inoltre: l’assunzione di mutui con la CDP da parte della Comunità Montana viaggiava per così dire su una corsia preferenziale: era sufficiente una sorta di autocertificazione (tanto per dare un’idea modello Reddito di cittadinanza) e il mutuo veniva erogato, salvo verifica successiva (non passando per il Consiglio della CM) che ha prodotto il fattaccio di cui sopra.

Quindi, oggi, la Regione Umbria i Comuni che facevano parte dell’ex C.M. del Trasimeno sono posti di fronte ad un drammatico dilemma da risolvere entro un termine che ormai sta per scadere: chi pagherà per questi 12 milioni?

Da parte loro i Comuni si sono subito affrettati a chiamarsi fuori dalla questione perché “rebus sic stantibus” potrebbero trovarsi in una tale difficoltà finanziaria da portare l’Ente al default con relativo commissariamento (per inciso, questi Comuni, hanno contribuito anche loro al debito della C.M. Cito, a titolo di esempio quelli lacustri che dovrebbero spiegarci come mai non hanno mai provveduto a pagare i lavori effettuati nei loro territori dalla C.M. per un controvalore di circa 3/4 milioni di Euro che potrebbero far parte dei crediti inesigibili della C.M. perché prescritti nonché perché chi all’epoca alla guida della CM non ha attivato le procedure per interrompere la suddetta prescrizione. Nota: il tutto rilevato dallo scrivente in C.M. ma si sa, sembrava brutto e indelicato chiedere agli amministratori dei Comuni di sinistra di pagare!!! Questo però è un altro capitolo). Corre allora l’obbligo di ricordare ai suddetti Comuni “smemorati”che il Testo Unico degli Enti Locali, D.Lgs 267/2000, indica e riconosce come tali Provincia, Comune, Aree metropolitane  e, all’art. 27, la Comunità Montana quale organo di sviluppo dei rispettivi territori, composto e partecipato esclusivamente dai Comuni, mentre alla Regione è riservato il compito di riconoscere le stesse, definirne l’area, l’indirizzo e la delega di competenze ma non già di garantirne eventuali debiti di qualsivoglia natura o specie. Per quanto però si vocifera, sembrerebbe che la Regione Umbria stia valutando se assorbire in tutto o in parte il debito dell’ex comunità Montana del Trasimeno: mai scelta risulterebbe tanto errata. Nell’ex Comunità Montana del Trasimeno non erano presenti delegati della Regione Umbria e, a maggior ragione, non hanno condiviso o avallato a garanzia alcunchè (tra l’altro, non avrebbero nemmeno avuto la competenza per farlo), ergo la Regione Umbria a che titolo e perché dovrebbe intervenire per salvare una situazione ormai irrecuperabile, tanto più se si considera il fatto che la Regione a guida centro destra è in carica dal 2019 e i fatti oggetto di contestazione, anzi i fattacci, risalgono agli anni precedenti?  Anche volendo ammettere  - prosegue  Baiocchi -  che l’attuale Giunta regionale intenda “coprire” in qualche misura l’enorme buco che si è creato non è dato sapere: attraverso quale strumento legale/amministrativo inoppugnabile  -ripeto, inoppugnabile- potrebbe manifestarsi tale l’intervento (stante anche la sussistenza dei crediti vantati dai privati e dalle banche);  quanto questo potrebbe incidere sul bilancio regionale; se, come e verso chi si intenderà poi proporre una eventuale azione di rivalsa. Se questa fosse la strada che la Regione Umbria a guida centro destra intenderà percorrere, sia pure anche parzialmente, dovranno però spiegare a tutti gli umbri come mai l’attuale Primo Ministro On. Giorgia Meloni ha basato la propria azione di Governo sul concetto di responsabilità, mentre la stessa logica non può essere traslata ed applicata ad una situazione creata dai vari soggetti (tutti rigorosamente targati PD) che sono stati alla guida dell’ex CM Trasimeno, a meno che la Regione Umbria non intenda trasformarsi in Opera Pia o di Mutuo soccorso non più rosso ma di altra colorazione. Inoltre: nell’eventualità, la Regione, per recuperare l’esborso (non dovuto) intenderà aumentare l’Irpef che tutti i contribuenti umbri pagano su pensioni, redditi etc.etc.? Se così fosse, che cosa potrebbe pensare un cittadino di Città di Castello o di Gubbio che si vede aumentare il prelievo Irpef e gli si richiede di contribuire (obbligatoriamente) per sanare un debito del tutto estraneo alla sua realtà locale?".