Parla Francesco Ghirelli... "Non solo il Palermo, ma anche una tra Pescara e Perugia daranno blasone alla Serie C"

09.08.2020 19:59 di Redazione Perugia24.net   vedi letture
Fonte: Sebastian Donzella
Parla Francesco Ghirelli... "Non solo il Palermo, ma anche una tra Pescara e Perugia daranno blasone alla Serie C"

Una lunghissima chiacchierata per spiegare cosa ne sarà della Lega Pro. TuttoC.com ha intervistato Francesco Ghirelli, presidente della terza serie. Tantissimi gli argomenti trattati: dal pubblico negli stadi alle riammissioni e ai ripescaggi, dalle liste a 22 alla composizione dei gironi.

Presidente, iniziamo da riammissioni e ripescaggi. Da Robur Siena e Sicula Leonzio che non si sono iscritte.
“Spiace veramente tanto perché parliamo di un team blasonato e di uno che era riuscito a ritagliarsi il suo spazio in categoria. La crisi economica e qualche fattore esterno hanno portato alla loro mancata iscrizione. Non avendo presentato alcuna documentazione, i due club verranno sostituiti da due team retrocessi, attraverso la riammissione, uno degli strumenti più innovativi del calcio italiano che permette a club virtuosi di rientrare nel sistema”.

Ravenna e Giana Erminio sono a un passo dal ritorno.
“È stato comunicato il modo in cui verrà stilata la graduatoria. A breve la Federazione comunicherà le date per presentare domanda e si procederà. Non faccio nomi perché c’è tutta una procedura da rispettare e da presidente della Lega Pro devo essere super partes”.

Un discorso a parte per il Campodarsego.
“Bisogna partire dal presupposto che ogni girone di Serie D deve avere una vincitrice. Dal momento che i veneti hanno rinunciato, ritengo che molto probabilmente sarà il Legnago, seconda classificata dello stesso raggruppamento, a prenderne il posto”.

C’è anche la questione relativa alla presunta combine tra Bitonto e Picerno, con il Foggia che spera.
“La FIGC e la Procura Federale si sono mosse con le giuste tempistiche dal momento che le carte dalla Procura di Bari sono arrivate a luglio. L'augurio che mi faccio è che tutto venga risolto rapidamente e che si arrivi a una soluzione della vicenda prima dell’inizio della stagione”.

Le squadre retrocesse hanno tempo fino al 24 agosto per presentare domanda di iscrizione. E se ciò non avverrà?
“È molto semplice, si seguiranno le regole. Per semplificare: se una società, come è successo a Robur Siena e Sicula Leonzio, non presenta nulla, verrà sostituita tramite riammissione. Se invece presenta documentazione ma poi arriva una bocciatura, a quel punto scatterà il ripescaggio”.

Capitolo liste a 22. L’AIC ha criticato tale scelta definendola poco meritocratica.
“Mi domando: qual è il merito? Noi abbiamo predisposto uno studio scientifico sul passato campionato. E ci siamo accorti che, su una media di 25 giocatori tesserati per squadra, in realtà scendono in campo 21,75 calciatori. Il resto della rosa gioca mezz’ora o un’ora complessiva in tutto il campionato. Oltre i 22 giocatori, insomma, non gioca quasi nessuno”.

Con tanti turni infrasettimanali, però, c’è il rischio infortuni e, di conseguenza, una rosa corta.
“Si inizia tardi, per i motivi che sappiamo, e si finisce presto, causa Europei. Le date, purtroppo, non si possono modificare. Detto questo, analizziamo nel dettaglio la norma: ogni rosa è composta da 22 giocatori ma, in realtà, si può cambiare un portiere e siamo a 23. Poi si può cambiare in corso d’opera anche un infortunato: e siamo a 24. Si può fare un contratto a un 2001 e si arriva a 25. Sostanzialmente non abbiamo tagliato niente, considerando poi che ogni squadra potrà tesserare, a campionato in corso, tutti i propri giovani del vivaio che vorrà, in modo che nessuno potrà portarglieli via in corso d’opera”.

Un’altra delle accuse è che indebolendo le big le squadre più piccole abbiano voluto ridurre il gap con le prime posizioni.
“Partiamo dal fatto che a votare le nuove norme sono state le stesse società di Lega Pro a stragrande maggioranza. Ci sono state poche astensioni, soprattutto tra i club neopromossi in B. Il motivo per cui è stata scelta questa norma è perché si risparmieranno 11 milioni di euro, non tesserando giocatori che non verrebbero utilizzati. Una scelta necessaria: quando sono andato dai ministri Gualtieri e Spadafora per chiedere il credito d’imposta e la Cassa integrazione, ho potuto dir loro che la Lega Pro sta tagliando i propri costi. Che credibilità avremmo nel chiedere risorse da inserire in Serie C se nel frattempo sperperiamo soldi?”

Non c’è la paura di tornare al passato, quando i giovani venivano utilizzati solo per far minutaggio e poi buttati via una volta over?
“Nessuno obbliga a schierare i giovani: se tu vuoi farli giocare, accedi al minutaggio, se non vuoi, niente minutaggio. In più se sei una società che ha 28 giocatori sotto contratto, puoi mantenerli. Il punto vero è che abbiamo proposto una valorizzazione dei giovani contenendo i costi. Forse ci si dimentica che in questi mesi c’è stata l’emergenza Covid-19. Se non contieni i costi saltano i club. Ripeto: non posso dire al ministro di rinviare il pagamento dei tributi e di darmi la Cassa integrazione altrimenti muoio e poi butto via 11 milioni di euro. E ricordiamoci che i lavoratori sono anche quelli giovani, questo è bene ricordarselo. È stato il provvedimento più complicato di questi anni, perché è normale che in sede di discussione vengano fuori le differenze tra società che hanno storie, blasoni e disponibilità differenti. Questo allo stesso tempo è il bello e il brutto della Serie C”.

Nel frattempo si torna a parlare di pubblico negli stadi.
“E’ un aspetto fondamentale. Il calcio, senza pubblico, è un’altra cosa. In più una grossa fetta dei bilanci dei club di Serie C è rappresentata dagli incassi al botteghino. E se il presidente di una regione come l’Emilia-Romagna, che è stata duramente colpita dal virus nei mesi scorsi, ha deciso di riaprire gli stadi con un numero limitato di spettatori, non vedo perché anche gli altri presidenti non debbano attivarsi in tal senso. Il tutto, ovviamente, se la curva epidemiologica non salirà e se la situazione un po’ preoccupante di questi ultimi giorni diverrà più tranquilla. La salute viene prima di tutto, l’abbiamo sempre detto e siamo stati i primi a chiudere quando ancora l’emergenza Covid non era esplosa. Però, con cautela e con il dovuto distanziamento, bisogna riportare la gente sugli spalti. Anche il DPCM in corso di presentazione va in tale direzione”.

Pochi giorni fa aveva detto che la situazione, in Serie C, era drammatica: senza credito d’imposta la Lega Pro non reggerà. Il Governo vi ha ascoltato: nel prossimo DPCM ci sarà.
“Una vittoria del Comitato 4.0, associazione nata dall’unione tra Lega Pro, leghe maschile e femminile di pallavolo, Lega Basket e la federazione d’atletica. Parliamo di una misura poco conosciuta ma fondamentale per la Serie C, perché serve a favorire le sponsorizzazioni. Riduce del 50% la tassazione di chi investe nello sport facendo da sponsor alle società, appunto. Il fatto stesso che il ministro dell’Economia, Gualtieri, ne ha parlato in conferenza stampa, ne fa capire l’importanza in tutto il mondo sportivo”.

Da tempo, inoltre, lancia l’allarme per i mesi di settembre-ottobre. Anche qui, con il nuovo DPCM i club possono stare più tranquilli?
“Noi siamo stati l'unica Lega che, all'inizio della pandemia, con PwC ha fatto un quadro della situazione con una previsione sul 2020/21. E già allora ci dicevamo che il problema serio sarebbe stato il prossimo campionato. Ci portiamo dietro una situazione pregressa pesante, anche se una serie di misure del governo e delle istituzioni calcistiche hanno consentito un abbassamento dei costi. Ma reggere la prossima stagione senza pubblico, con la difficoltà relativa alla restituzione di tasse e tributi, non sarebbe affatto facile.
Per questo, come comitato, in questi ultimi giorni, abbiamo sollevato con forza il fatto che la restituzione di tributi e tassazioni, tutta concentrata tra settembre e ottobre, avrebbe creato serissimi problemi sia al calcio che all'industria. Il fatto che tali pagamenti siano stati dilazionati ulteriormente significa che è stato accettato il nostro punto di vista. Inoltre, riguardo la cassa integrazione, è stato risolto un problema contabile non di poco conto: non entro nei tecnicismi ma era fondamentale, come è effettivamente avvenuto, che sotto i 50mila la CiG venisse valutata nella stagione sportiva e non sull’annualità”.

Tra ministri e Comitato 4.0, insomma, è andata bene.
“Il Comitato 4.0 ha unito più voci dello sport e ha fatto squadra. Ci tengo a ringraziare i miei compagni di viaggio e i ministri Gualtieri e Spadafora: il primo ha preso a cuore la nostra situazione, il secondo ci ha accompagnato durante questa fase delicata. Adesso, però, non possiamo ancora fermarci. Sia perché stiamo lavorando alla riapertura degli stadi, sia perché è impegnato nella richiesta di istituzione dell'apprendistato”.

Inoltre, tornando al discorso iscrizioni, non c’è stata la moria di club che ci si attendeva.
“Detto che il periodo delicato saranno i prossimi 2-3 mesi, ho ascoltato con molto scetticismo le previsioni catastrofiche che venivano fatte sulla composizione dell’attuale Lega Pro. Perché il lavoro sulla sostenibilità era stato compiuto già nella scorsa stagione, perché abbiamo lavorato sulla cassa integrazione quando tutti ci prendevano per matti e perché abbiamo lavorato sugli altri provvedimenti di cui abbiamo appena discusso. Il fatto che oggi la maggior parte della squadre si sia iscritta non è un miracolo ma il frutto di un lungo lavoro. Che non deve andare perso: per questo punteremo molto sull’inserimento dell’apprendistato dei più giovani all’interno della Lega Pro”.

A proposito di giovani, proprio i settori giovanili sono stati colpiti pesantemente dalla crisi.
“Uno dei danni maggiori di questo Covid è che si è prodotto e si rischia di produrre un danno immenso sui settori giovanili. Da un sacco di mesi i più giovani e i piccoli non si incontrano più e, con questi protocolli, il rischio del blocco è serissimo. A tal proposito, con il Comitato 4.0 stiamo lavorando anche a una modifica dei protocolli attuali. Sono stati creati mentre l’Italia era in emergenza, vanno aggiornati”.

Proviamo a parlare di calcio giocato. I prossimi gironi come verranno composti? Potreste tornare alla divisione Nord, Centro, Sud?
“Il mio sogno, che però non è applicabile visti i costi, è la creazione di gironi nazionali. Sulla difficoltà dei gironi, se guardo all'ultimo campionato, dico di fare attenzione a dire quali sono i gironi più complicati. La maggior parte dei commentatori e degli addetti ai lavori diceva che il Girone A era il più facile. Poi, però, su 4 società arrivate alle semifinali playoff due erano del Girone A. Tornando al presente, valuteremo i gironi tenendo conto che peserà molto la questione dei costi. Abbiamo ancora un po' di giorni per pensarci e lo faremo nel Consiglio Direttivo".

A breve una tra Pescara e Perugia scenderà in C.
“Un playout che all'inizio del campionato era difficile pronosticare. Parliamo di due società che erano considerate in lotta per salire in A, non per retrocedere in Serie C. Ma oltre a una di loro e alle altre retrocesse, sono salite società con un certo blasone: penso, su tutte, al Palermo".

Peccato che il prossimo anno non ci sarà Andrea Pirlo in Serie C.
“Resta però una squadra che ha avuto una notevole crescita tecnica, al punto da vincere la Coppa Italia Serie C. Spero che il prossimo tecnico riuscirà a dar continuità al gran lavoro portato avanti da mister Pecchia e dalla Juve tutta. Non a caso anche ieri, in Champions, ha debuttato l’ennesimo giocatore dell’Under 23. E, sempre non a caso, i bianconeri sono stati eliminati da una squadra, il Lione, che schierava una mediana con tre ventenni. Per questo sono convinto che, con il passare del tempo, bisognerà abbassare l’età degli Under in Lega Pro. Non possiamo far concorrenza agli oltre 400 ragazzi che le Primavere di A immettono sul mercato di B e C ogni anno. Devi recuperare il tuo spazio”.

Nel frattempo non potremo più commentare le gesta sportive di Alessandro Spanò.
“Lui ci ha detto in maniera esplicita che è cambiata la gerarchia dei valori. O noi ci adeguiamo a un'idea dei giovani oppure rischiamo di perderne parecchi. Spanò è stato simbolico: la sera vince il campionato, il giorno dopo si laurea, il giorno dopo sceglie una nuova professione. Ci ha detto in maniera chiara che siamo obsoleti nel rapporto con le nuove generazioni e abbiamo un problema con i calciatori, che dobbiamo educarli culturalmente prima ancora che fisicamente. Quando noi diciamo che serve l'apprendistato, introduciamo un problema culturale. Quando mai un giocatore avrebbe fatto questa scelta anni fa? Spanò ci dice che le priorità sono cambiate. La storia della rosa a 22 da leggere con gli occhi di Spanò".

Comitato 4,0, riforme, futuro. Ma la Lega Pro, quante squadre avrà nei prossimi anni?
“Il mio più grande desiderio è che tutte le leghe e le componenti di FIGC si siedano intorno a un tavolo e, con un ragionamento di sistema, riformino il calcio italiano. Basta usare le riforme come arma polemica. La Serie C, in quest’ottica, dev’essere la Lega che forma quei giovani che poi arriveranno in Serie A. Nella sede di Firenze ho fatto appendere le foto delle ultime due squadre italiane che hanno vinto i Mondiali. Segnando quanti giocatori azzurri, tra Spagna ’82 e Germania 2006, avevano iniziato il loro percorso calcistico in Serie C. Per questo il numero delle squadre non è un problema: se qualcuno parla di numeri bluffa, la soluzione deve venire fuori da un ragionamento di sistema”.

In chiusura lanciamo il guanto di sfida: andrà a vedere tutte e 60 le squadre di Serie C?
“Accetto. Vedremo se ci riuscirò, visti i tanti turni infrasettimanali e il fatto che non ci sarà, e questo mi rende molto triste, la Coppa Italia Serie C. Però ci proverò. Con la speranza che, oltre a me, a vederla ci saranno i tifosi sugli spalti”.