Ivan Zaytsev! "Troviamo la costanza di rendimento e così la Sir Safety lotterà per tutti gli obiettivi"

16.08.2017 14:30 di  Redazione Perugia24.net   vedi letture
Ivan Zaytsev! "Troviamo la costanza di rendimento e così la Sir Safety lotterà per tutti gli obiettivi"

Prima dell'inizio della preparazione con la Sir Safety Conad Perugia, Ivan Zaytsev ha rilasciato un'intervista allo staff della Red Bull, uno dei suoi sponsor. Che il nome e il soprannome non vi traggano in inganno: lo “Zar” Ivan Zaystev, classe 1988, è nato e cresciuto in Italia. Più precisamente a Spoleto, figlio di un palleggiatore e una nuotatrice russi. È il simbolo della pallavolo italiana, una carriera, tra l'Italia e l'estero, fatta di tanti snodi e vittorie. Prima gli esordi nella San Pietroburgo a 7 anni, poi il rientro in Italia e le prime partite nelle giovanili del Perugia Volley, fino al debutto in Serie A1 a 16 anni. I primi successi sono arrivati nel 2012 con la Supercoppa italiana e lo scudetto nella stagione successiva con la Volley Lube, mentre gli anni tra il 2014 e il 2016 li ha passati fuori dall'Italia: prima in Russia con la Dinamo Mosca dove ha vinto la Coppa CEV, e poi in Qatar, dove ha vinto la Coppa dell'Emiro. Fino al ritorno in Italia a Perugia. E poi tre medaglie d'argento con la maglia azzurra della Nazionale: due nei campionati europei, una nella Coppa del mondo in Giappone nel 2015 e una alle Olimpiadi di Rio 2016. Nel 2017 il premio come miglior schiacciatore della Champions League. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Ivan sulla sua carriera, sulla sua esperienza in Russia e su cosa serve alla pallavolo italiana per compiere un vero salto di qualità, tra passato, presente e futuro.

Cosa hai imparato di positivo sulla pallavolo in Russia nei due anni passati a Mosca?

«L’esperienza in Russia è stata molto intensa. È stato bello giocare in molte città diverse, dalla Russia europea fino a quella siberiana, e vedere che anche in luoghi lontani e freddi c’è una passione smisurata per questo sport».

Qual è lo stato di salute della pallavolo in Italia?

«La pallavolo in Italia è ancora uno sport dilettantistico nella forma, di conseguenza gli sponsor che investono in una squadra restano molto legati al territorio e al ritorno di immagine strettamente connesso alla propria regione o città. In Italia c’è il più bel campionato del mondo, le squadre più forti, i palazzetti sempre pieni con delle bellissime tifoserie, ma tutto questo non ha il ritorno di immagine che merita. Logicamente siamo offuscati dal calcio, ma d'altra parte dovremmo prendere d’esempio la struttura calcistica: non solo per migliorare gli organigrammi societari, non solo per diventare uno sport professionistico, ma anche e soprattutto per far parlare di pallavolo ogni qualvolta ci sia una partita in calendario. E non soltanto ogni 4 anni per le Olimpiadi».

Cosa intendi per "professionismo"?

«Il professionismo richiede una serie di investimenti maggiore. Gli imprenditori che investono nella pallavolo sono tifosi, sono veri appassionati di questo sport e abitano in provincia, nelle piccole città, perché preferiscono avere risonanza nel proprio territorio. Dovremmo invece attirare grandi imprenditori di grandi città che abbiano interesse a investire nella pallavolo, perché potenzialmente siamo secondi soltanto al calcio. Dobbiamo portare la pallavolo in TV: la TV però delle grandi ribalte, su quelle piattaforme che garantiscono un servizio di qualità e che ampliano il bacino di persone che guardano la pallavolo. Basta vedere come dopo le Olimpiadi il nostro movimento sia esploso in popolarità, grazie ai risultati ma anche grazie a un servizio televisivo e mediatico completo».

Cosa ti porti dietro dall'ultima stagione?

«Mi porto dietro la consapevolezza di aver dato il massimo, di aver fatto volentieri sacrifici che non pensavo di poter fare e di aver contribuito a migliorare la pallavolo perugina, anche se il conto dei trofei vinti rimane a 0. Sono stati fatti importanti passi avanti per la prossima stagione, nella quale dovrò mettere a frutto quanto di buono fatto fino a oggi per cercare di raggiungere delle vittorie importanti».

Quali sono gli obiettivi per la prossima stagione a Perugia?

«Gli obbiettivi di Perugia sono in primis trovare una costanza di rendimento di squadra molto alta, senza cali di tensione. Cosa che ci permetterà di lottare per le coppe nazionali, lo scudetto e per la Champions League».

Come vedi il movimento giovanile della pallavolo in Italia?

«Il movimento giovanile in Italia ha dei numeri pazzeschi: siamo secondi soltanto dietro al calcio per il numero di praticanti. Di conseguenza c’è un grande bacino da cui attingere per far crescere molti campioni. Questo grande numero di praticanti però deve essere guidato da società, strutture e allenatori preparati che sappiano gestire perfettamente le fasi di crescita adolescenziale di ragazzi e ragazze, per evitare di far perdere la voglia di divertirsi e di continuare a giocare a pallavolo».

Cosa fai per gestire e mantenere alta la concentrazione?

«Per mantenere alta la concentrazione mi affido all’esperienza tecnica, ma anche molto al mio istinto quando entro in campo. La rabbia agonistica e la volontà di non voler perdere mi aiutano a restare focalizzato su quello che sto facendo durante le varie fasi di gioco».

Sei un leader: quanto è importante la tua personalità all’interno del team?

«Sono stati scritti numerosi libri e articoli per descrivere le caratteristiche di un leader. Un leader non lo si costruisce, non ci sono regole. Personalmente seguo il mio istinto quando sono in mezzo al campo, togliendo ogni filtro, mettendomi a nudo davanti ai compagni di squadra e chiedendo a loro di fare altrettanto. Con il passare delle ore in palestra l’unione delle personalità individuali crea una mentalità di squadra che, messa al servizio di tutti, aiuta ad affrontare momenti di difficoltà e superarli tutti insieme».

Sei un modello anche per tanti ragazzi: come gestisci questa responsabilità?

«Mi gratifica molto perché mi fa capire che quello che sto facendo porta a dei risultati importanti. Per di più sono sempre stato me stesso, senza fingere, e continuerò a farlo cercando di condividere con coloro i valori che per me sono basilari per l’ottenimento del successo, in campo sportivo e nella vita privata».

Come gestisci la tua alimentazione nei periodi off-season?

«Generalmente i miei periodi di off-season sono molto rari e brevi, quindi posso permettermi di fare qualche sgarro in più rispetto a quando sono in attività. Avrete capito che non mi privo di nulla nelle poche settimane libere che ho durante una stagione».

Come gestisci i momenti di tensione e difficoltà durante la stagione?

«Cerco di distrarmi facendo altre cose senza rimanere sempre con il pensiero sull’attività sportiva, Non sono un robot che può pensare sempre e soltanto a una determinata cosa. La mia famiglia mi aiuta molto in questo, anche solo tornare a casa e giocare con mio figlio mi aiuta a rilassarmi per ritrovare poi più facilmente la concentrazione nella pallavolo».

In cosa senti di dover migliorare a livello agonistico e tecnico?

«Sono convinto che non si smetta mai di imparare. Posso migliorare nella tensione agonistica dal punto di vista della gestione della stessa per l’arco di una partita. E posso sicuramente migliorare dal punto di vista tecnico, cercando di limare tutti quei piccoli dettagli che possono risultare fondamentali nell’ottica del risultato finale».

Energy drink: quando ne fai uso tra allenamenti e partite?

«Uso gli energy drink anche fuori da allenamenti e partite da sempre, per uno sportivo che non si ferma mai sono sicuramente un sostegno importante. Nello zaino, in macchina, nello spogliatoio e nel frigo di casa l’energy drink è sempre con me».

Quali sono i tuoi compiti in quanto ambasciatore del World Food Programme Italia?

«È un grande privilegio e responsabilità. I miei compiti sono quelli di sensibilizzare il pubblico che mi segue sulle problematiche gravi che vengono affrontate dal WFP World Food Programme. Combattere la fame nel mondo è sfiancante, ma fare del bene a quelli meno fortunati di noi ti fa sentire decisamente un uomo migliore».